STORIA

Situato sulla sponda del fiume Sinni e alle pendici del monte Caramola, Francavilla in Sinni, oltre ad essere un borgo antico ricco di storia e bellezze naturali, è da sempre il punto di riferimento dell’area Alto Sinni per le numerose attività commerciali e artigianali presenti nel suo territorio. Il nucleo più antico dell’abitato è adagiato sul crinale di un’ampia collina racchiusa tra i due fiumi Sinni e Frida e sorge intorno alla Chiesa Madre, a circa due chilometri da quello che fu il primo vero luogo di insediamento della popolazione: la Certosa di San Nicola.

Anche se  esistono reperti che testimoniano la precedente esistenza di un piccolo borgo dalle origini romane in località Piano Lacco e dei ruderi di un castello medievale nella vicina località Rubbio , la  fondazione del centro rurale di Francavilla risale al XIV secolo, in seguito al processo di colonizzazione agricola promosso dai monaci certosini della Certosa di San Nicola. La certosa, costruita dai monaci a partire dal 1395 nel Feudo di Sant’ Elania, dopo l’assegnazione da parte di Venceslao Sanseverino (conte di Tricarico e Chiaromonte),  era il fulcro delle attività religiose, sociali ed economiche del territorio, e la allora nascente Francavilla crebbe velocemente attingendo dalla cultura cirstercense l’orientamento per una politica concreta di progresso economico.

Agli abitanti, coloni provenienti dalle campagne e dalle zone circostanti, furono concessi i terreni e l’esenzione da obblighi fiscali, ragion per cui il borgo fu inizialmente denominato “Villa Franca”.

I rapporti di feudalità all’interno del borgo, differentemente da quanto avveniva nei feudi vicini, venivano sanciti esclusivamente mediante la riscossione delle decime e fu a tal scopo che i monaci fecero costruire l’edificio denominato la “Turra”, anche detto Palazzo delle Decime. La “Turra” oggi è visitabile grazie a una grandiosa operazione di restauro e si trova in località Sant’ Elania,  a pochi metri dalla Porta Antica dalla quale originariamente si accedeva alla foresteria della Certosa.

Del complesso monastico, distrutto durante le guerre napoleoniche, permangono, oltre alla Porta Antica e la “Turra” i ruderi al di fuori dal centro abitato, in contrada Frattommaso.

La Chiesa Madre, la Chiesa di Sant Antonio e la Chiesa di San Giuseppe sono tappe facilmente raggiungibili durante una passeggiata tra i vicoli del centro storico, ma buona parte del patrimonio spirituale del borgo è situato fuori dall’abitato, verso il monte Caramola, dove sorgono la cappella della Madonna di Pompei e la cappella della Madonna dell’Assunta.

Da sempre un fiore all’occhiello del borgo è la villa comunale, un ampio e curato parco pubblico posto alle spalle del Palazzo Municipio, munito di area giochi, campo da bocce regolamentare, campo da calcio, anfiteatro e aree relax.

È il Parco Nazionale del Pollino a fare da cornice al borgo di Francavilla  in Sinni, con le selvagge zone montane del Caramola e le medie colline dalla lussureggiante vegetazione. Percorrendo i suggestivi sentieri si attraversano i fitti boschi di faggi, cerri e abeti e si incontrano piccoli laghi spesso affiancati da comode aree pic-nic : ricordiamo il lago Viceconte, in località Avena, il lago del Pesce e il caratteristico lago d’Erba, in località Caramola. Per gli amanti della natura e dell’escursionismo sono numerosi  gli itinerari  da percorrere a piedi o a cavallo, partendo dal territorio di Francavilla si può raggiungere il rifugio Acquafredda, la sorgente Catusa, la zona di Casa Del Conte, Pietra Sasso e Timpa delle Murge. Da non perdere è poi la Riserva Naturale del Bosco “Rubbio”, ad una altitudine di 1250 metri sulle pendici del Pollino lucano.

Francavilla in Sinni è un paese ospitale, soprattutto all’ora di pranzo, quando il visitatore può sedersi a tavola e soddisfare il palato con un tagliere di insaccati e formaggi  prodotti con la cura di un tempo, un piatto di pasta fresca fatta in casa, l’ottima carne di capretto allevato nelle masserie e un bicchiere di vino rosato locale. Altri piatti tipici del borgo sono: la “ciambotta” (peperoni, melanzane, pomodori e cotica di maiale), i “ zafaren ammaianet” (peperoni rossi essiccati fritti con pastella di farina, uova), gli “gliommarielli” (involtini di interiora di capretto e agnello arrostiti), la frittata con asparagi e salsiccia, le braciole di cotica di maiale cotte nel sugo), i “lagane e fasul” (tagliatelle con fagioli) e infine tutti i prodotti a base di cipolla bianca di Francavilla in Sinni, bulbo dal sapore dolce e aromatico che fa parte della tradizione alimentare del luogo sin dal XIV secolo, grazie ai monaci certosini che ne introdussero la coltivazione.

IL BRIGANTE ANTONIO FRANCO